domenica 16 dicembre 2007

THE VILLASOR FACTORY




NOI E L'ALTRO*


(...) le maschere, e tutti i modi di comporre il corpo, sono noi e l'altro, sono ambigue, dicono e mentono di noi, dicono e mentono dell'altro da noi. Le maschere per me sono ancora soprattutto inquietanti, forse sono ancora un misto di divinità e di clown. Sono un'apparizione  inaspettata, una contraffazione veritiera. Sono una cosa seria.  Sono forma e trasformazione, e sono vero e falso. C'è poco da scherzare. Del resto in Sardegna le maschere, cose di carnevale, sono sempre serie (...) La maschera rimane inquietante per tutti. Anche quando si ride di una maschera, di una mascherata, c'è sempre un retrogusto agro.
Bisognerebbe cercare di sapere in quanti altri posti la maschera funziona come in Sardegna. Sappiamo che in certi posti le maschere sono spesso cose serissime, da sacra cerimonia, da incontro solenne e importante, come la maschera del doge di Venezia. Oppure le maschere sono un gioco serio come quello di Halloween. Ma io sospetto che dappertutto la maschera sia più o meno anche come da noi, ho l'impressione che la maschera, che nel mondo è stata ed è moltissime cose, in fondo restata sempre anche se stessa, e dunque anche qualcosa di ambiguo e d'inquietante, di vero e di falso, di serio e di faceto, di sacro e di profano, di divino e di diabolico. Un dio e un pagliaccio. O un pagliaccio dio. 

Giulio Angioni
* tratto dal catalogo The Villasor factory

foto: Salvatore Ligios, La sposa di Amsicora, 2007

sabato 15 dicembre 2007

THE VILLASOR FACTORY



CARO LETTORE....*

Questo breve catalogo è una traccia (...) di quel lungo girovagare e scattare intorno alle maschere e alle suggestioni che volta per volta mi assalivano. Un'invasione senza regole salvo la sensazione di essermi imbattuto in uno spazio senza tempo, dove all'apparenza tutto sembra fuori posto, ma se ti fermi un attimo a guardare forse qualcosa si intravede. Magari i contorni precisi di un passato remotissimo sono lì a testimoniare la certezza, o la quasi certezza, che sia tutto lì.
Però spostando lo sguardo siamo già nell'oggi, nel quotidiano di appena un attimo fa. Un avvitamento senza fine, né capo né coda. Ma con un poco di pazienza e concentrazione tutto si rimette a fuoco. Perché la fotografia alla fine stabilisce sempre un ordine e sancisce il suo vero potere: osannare il tempo mentre lo uccide.

Salvatore Ligios
*dall'introduzione al catalogo "The Villasor Factory"

foto: Salvatore Ligios, Ulysses, 2007

giovedì 13 dicembre 2007

THE VILLASOR FACTORY




THE VILLASOR FACTORY


Fotografie di Salvatore Ligios




14 dicembre 2007 - 10 gennaio 2008




Sembrerebbe un esplicito omaggio alla factory di Andy Warhol, ma Salvatore Ligios, con questa nuova produzione di immagini punta l'obiettivo sulla cultura contemporanea della Sardegna e prova a scandagliare la percezione del mito ancora così presente e viva nell'isola. Complice, forse, l'interesse di un numero sempre crescente di persone e di turisti che scoprono e consumano tutte le tradizioni e le mitologie locali, non importa se vere o inventate. prendendo in prestito un "laboratorio creativo locale", ovvero la compagnia teatrale Fueddu 'e Gestu di Villasor che, a questa indagine nel mondo della creazione e dell'onirico presta corpo e storie. In questo modo le maschere, oggetti di scena creati dal regista Giampietro Orrù e da sempre passione del fotografo, diventano un espediente per vagare attraverso le zone di confine che separano il presente dal passato, l'umano dal ferino. Un viaggio composto da scatti in bianco e nero che, partendo dal retrobottega di una "fabbrica di storie" si estende a considerazioni dal respiro universale continuando l'indagine, già presente nel percorso linguistico di Salvatore Ligios, sul tema dell'identità.


L'esposizione è organizzata in collaborazione con la Compagnia teatrale Fueddu 'e Gestu, il Comune di Villasor, la Provincia di Cagliari, la Regione Autonoma della Sardegna, la società Palacomposita e la Soter editrice.




Catalogo a cura della Soter editrice.



Foto: Salvatore Ligios, Le notti di Nurai, 2007

sabato 8 dicembre 2007

GRACIELA ITURBIDE


GRACIELA ITURBIDE


Città del Messico, 1942



Nel 1969 inizia i suoi studi nel Centro Universitario de Estudios Cinematográficos de la Universidad Nacional Autónoma de México, dedicandosi inzialmente allo studio del cinema. È stata assistente del grande fotografo Manuel Alvarez Bravo, importante figura che ha influenzato il suo percorso artistico. Nel 1974 inizia a viaggiare frequentemente verso Panama. Il 1975 è l’anno della prima esposizione, con il lavoro “ Tres fotógrafas mexicanas”. Nel 1986 riceve il premio dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro dell’ONU per il portfolio “El empleo a su carencia (Chile,1986)”. Nel 1987 riceve il premio W.Eugene Smith per il suo lavoro nello Juchitán seguito nel 1988 dal John Simon Guggenheim Memorial Felloswhip con il progetto “Celebración y Muerte” e il primo premio al Mois de la Photographie di Parigi.
Nel 1990 espone “External Encounters, Internal Imagings: The Photographs of Graciela Iturbide” nel Museum of Modern Art di San Francisco, premiata con il Gran Premio Internazionale di Hokkaido in Giappone. Tra i tanti libri si ricorda: “Images of the spirit” nel 1996. In Italia ha pubblicato “Mozambico” nel 2006 e “Roma. Graciela Iturbide” nel 2007. Vive e lavora a Città del Messico.
Foto: Graciela Iturbide

venerdì 7 dicembre 2007

EL BAÑO DE FRIDA


EL BAÑO DE FRIDA


Fotografie di Graciela Iturbide

8 - 30 DICEMBRE 2007


VILLASOR _ Foyer TEATRO FUEDDU E GESTU




Sabato 8 dicembre si inaugura presso il Foyer del Teatro Fueddu e Gestu a Villasor (CA) “El baño de Frida”, mostra della fotografa messicana Graciela Iturbide.
Nel 2005, per la prima volta dopo 51 anni dalla morte di Frida Kahlo, è stato riaperto il bagno di “Casa Azul”, abitazione privata della pittrice. In questa occasione Graciela Iturbide ha compiuto un “viaggio” nel privato dell’artista messicana e, in una settimana di permanenza, ha raccolto con la sua macchina fotografica “testimoni” fondamentali del suo percorso umano e artistico: medicine, protesi, corpetti e corsetti, grembiuli ospedalieri e animali impagliati, il ritratto di Stalin e la sua borsa dell’acqua calda. Spesso sporchi di colore, questi oggetti testimoniano l’impossibilità, da parte di Frida, di separare vita privata e vita artistica, dolore fisico e sollievo creativo, fusione simboleggiata dal bagno, luogo fondamentale dove iniziava le sue giornate e dove tornava spesso ambientandovi più di un’opera (famoso il suo autoritratto nella vasca).
Una prima parte del lavoro di Graciela Iturbide, una versione a colori e con un taglio maggiormente documentaristico, è stata proposta alla National Gallery of Art di Washington. I lavori presentati in questa occasione, invece, sono frutto di un secondo “colloquio” tra le due donne messicane, avvenuto nel 2006; incontro in cui la fotografa ha cercato di entrare in intimo contatto con la pittrice, confrontandosi con il suo mito e la sua umanità: un percorso fatto da 15 fotografie in bianco e nero che si conclude con l’autoritratto che Iturbide realizza riproponendo la posizione adottata da Frida in una celebre opera.
La mostra proposta a Villasor viene presentata per la prima volta in Europa. Nella primavera del 2008 la mostra sarà esposta a Roma e per l’occasione la casa editrice Punctum realizzerà il catalogo di accompagnamento.

L’esposizione è organizzata in collaborazione con la Compagnia teatrale Fueddu e Gestu, il museo della fotografia Su Palatu, il Comune di Villasor, la Provincia di Cagliari, la Regione Autonoma della Sardegna, la società Palacomposita e la casa editrice Punctum.
Foto: Graciela Iturbide

sabato 24 novembre 2007

NOARTE


L'ORTO DEL VICINO


"Falla girare, falla girare...".
Prendo a prestito le parole della canzone popolare, ripetute ossessivamente - mai ossessione risulterebbe più utile - per sottolineare con orgoglio che il museo Su Palatu, contravvenendo alla pessima abitudine di chi si ostina a rifiutare di dare valore all'orto del vicino, ospita con vero piacere alcune mostre fotografiche proposte il mese scorso all'interno della rassegna NOARTE, organizzata nel Comune di San Sperate, sotto la poliedrica regia dello scultore "famadu in totu su mundu" Pinuccio Sciola.
Quelli che ancora credono di difendere la propria originalità ignorando ciò che avviene intorno a noi sono solo dei folli e anche degli spreconi. Perché è da un po' di tempo che non siamo più soli, men che meno isolati, e che il villaggio dove viviamo o abbiamo messo radici non è l'ombelico del mondo. La vera ricchezza, al contrario, sta nella capacità di far circolare le idee, i progetti, le emozioni e di conseguenza, anche quelle iniziative che meritano di essere diffuse nel mondo più ampio possibile.
Perciò il museo Su Palatu, saltando la programmazione prevista negli spazi espositivi del centro culturale, prevista negli spazi espositivi del centro culturale, ripropone sei mostre fotografiche provenienti da quella rassegna e che meritano di essere viste dal proprio pubblico.
Gli autori sono Mario Dondero, Attila Kleb (Ungheria), Bernd Arnold (Germania), Danilo De Marco, Gianluigi Colin (opere su base fotografica) e i coniugi Gyorgy Stalter e Judit Horvàth M. (Ungheria). 

Salvatore Ligios
responsabile Su Palatu

venerdì 23 novembre 2007

NOARTE. ADELANTE


NOARTE. ADELANTE

Da San Sperate a Villanova Monteleone.


24 NOVEMBRE 2007 – 27 GENNAIO 2008


Sabato 24 novembre si inaugurano presso le sale di SU PALATU 6 mostre fotografiche personali di Mario Dondero (Italia), Attila Kleb (Ungheria), Bernd Arnold (Germania), György Stalter e Judit Horváth (Ungheria), Gianluigi Colin (Italia) e Danilo De Marco (Italia), secondo la scelta curatoriale operata da Pinuccio Sciola.

Come recita il titolo “Noarte. Adelante”, l'esposizione multipla è il prolungamento di una parte dei lavori fotografici presentati nell'ultima edizione di NOARTE tenutasi a San Sperate nell'ottobre scorso. La brevità di tempo dell' esposizione e la qualità dei lavori ha convinto gli organizzatori dello spazio di SU PALATU a riproporre la rassegna in modo che le immagini dei fotografi europei possano essere ammirate da un pubblico più vasto.

Il numero e la diversità degli autori presenti rende l'appuntamento un'interessante occasione per vedere immagini di grande qualità formale e dallo stile variegato.


Mario Dondero (Milano, 1928) presenta un lavoro del 2004, Emergency in Afghanistan; Attila Kleb (Budapest, Ungheria, 1965) propone un lavoro del 2005, Burma; il fotoreporter Bernd Arnold (Colonia, Germania 1961) presenta Power and Ritual, una selezione di lavori del periodo 1986-2004; i coniugi György Stalter e Judit Horváth (Ungheria) propongono Un altro mondo, progetto sulle popolazioni gitane; Gianluigi Colin (Pordenone, 1956) presenta opere su base fotografica I bambini di Roman (Roman Vishniac, fotografo russo, autore delle foto di bambini ebrei) e Danilo De Marco (Udine, 1959) presenta Bambini, una selezione di immagini raccolte in diverse parti del mondo.


L’esposizione è organizzata in collaborazione con "Noarte. Associazione culturale" di San Sperate, il Comune di San Sperate, la Regione Autonoma della Sardegna, Palacomposita service integrato e la Soter editrice.

giovedì 22 novembre 2007

MARIO DONDERO - NOARTE


MARIO DONDERO

Milano, 1928

Rapprensenta una delle più importanti "voci" nell'ambito del fotogiornalismo contemporaneo. Inizia a lavorare nei primi anni Cinquanta collaborando con l'Unità, L'Avanti, e poi come cronista a Milano Sera. Successivamente collaborerà con la rivista Le Ore, animata da Salvato Cappelli, Giuseppe Trevisani e Pasquale Prunas, il cui slogan è "una foto vale 1000 parole". In quegli anni è con il gruppo dei "Giamaicani" di Milan Alfa Castaldi, Camilla Cederna, Luciano Bianciardi, Giulia Nicolai, Carlo Bavagnoli e Ugo Mulas (che inizia la sua attività professionale di fotografo, proprio con diverse testate italiane (L'Epresso, L'Illustrazione Italiana, fra gli altri), e anche con Le Monde, Le Nouvel Observateur, Le Figaro. Diventa amico di molti scrittori e intellettuali francesi, che ritrae (Roland Topor, Claude Mauriac, Daniel Pennac, Jeshar Kemal). Collaboratore delle riviste Jeune Afrique, Afrique-Asie, Demain l'Afrique, Dondero ha mantenuto costante un vivo interesse per l'Africa con ripetuti soggiorni in diversi paesi dell'area occidentale.